Il Music China è diventato oramai l’evento fieristico più importante per quanto riguarda il mondo degli strumenti musicali, sono anni che lo dico ma oramai la Cina non è più solo il paese della produzione a basso costo, è il più grande mercato al mondo e un paese dove poter fare anche produzione di qualità a costi ragionevoli.
Quest’anno gli incontri sono stati molto interessanti ed esemplificativi di alcune situazioni che cercherò di raccontare qui di seguito. Pochissimi i produttori italiani che si affacciano su questo mercato, gli altri ci sono oramai tutti, ma forse è anche perchè oramai di produttori italiani ce ne sono rimasti pochi, ad ogni modo ne ho incontrati alcuni e in particolare uno, Baroni Lab mi ha folgorato.
Il tempo per visitare il Music China è stato limitato quindi ho concentrato quasi tutta la visita’ sui padiglioni E5,E4 ed E6, dove c’era la più alta concentrazione di Chitarre, Bassi, amplificatori, credo che per girare tutta la fiera e anche Pro Light and Sound ci vogliano almeno 2 giorni interi. Con Marco e Mirko, amici chitarristi Italiani malati di GAS come me ci lanciamo nella bolgia infernale.
Prima tappa al booth di AXL. Questa azienda è partner di Fender, produce in Cina alcune linee di prodotto per Fender e di fatto distribuisce i prodotti Fender in Cina. Una collaborazione che si è realizzata anche in una Joint Venture a Shanghai e di fatto sta iniziando già a dare i primi frutti. Qui vengono prodotte le stratocaster “Made in China” che da un po’ sono vendute sul mercato cinese, le Modern Player distribuite world wide (ma curiosamente irreperibili in Cina) e, udite udite, i nuovi Hot Rod Deluxe SE e Blues Junior SE di produzione Cinese che sono andati ad affiancare i corrispettivi messicani.
Mentre mi aggiro tra le chitarre AXL esposte una gentilissima signora americana bionda si avvicina e iniziamo a chiaccherare, mi dice che passa gran parte del tempo in Cina per seguire la produzione Fender, chiaramente muoio dalla curiosità di sapere qualcosa di più sugli ampli SE made in China e sulle Strato, mi conferma che non sono solo delle prove spot ma rientrano nel piano di aumentare i prodotti con marchio Fender fatti nel celeste impero, peccato che il resto che mi ha detto mi ha anche chiesto di tenerlo confidenziale!!
I produttori di chitarre dello Shandong e del Guangdong ogni anno migliorano la qualità dei loro strumenti, questo è visibile e percepibile soffermandosi ai loro booth e prendendo in mano questi strumenti, sempre di più capita di vedere insieme al personale cinese anche qualche straniero, americano o europeo, e non si tratta di compratori che si sono fermati a discutere ma di consulenti, collaboratori, a volte dipendenti veri e propri che sono stati arruolati per seguire e migliorare la produzione, spesso questo know how straniero porta queste aziende anche a sviluppare linee di prodotto originali e non più solo copie dei soliti modelli.
Seconda tappa è il booth di Mooer. Questa è una delle prime aziende cinesi che hanno iniziato a proporsi a livello internazionale con il loro marchio e con un prodotto originale e innovativo, i famosissimi micropedali che recentemente hanno iniziato tutti a fare e per la prima volta addirittura brand occidentali hanno di fatto copiato da Mooer (vedi Tc Electronic e Fender).
Le novità sono i pedali doppi Twin Series, che gia’ avevo visto in prototipo l’anno scorso, e i veramente interessanti Mini Series. Questi mini sono 4 wha-wha, 1 phaser, 1 desampler, 1 volume e 1 FuzzWha. L’innovazione sta nel formato quasi simile ai micro che pero’ tramite due estensioni ripiegabili può andare ad estendere la superficie in contatto con il piede e quindi pur mantenendo dimensioni compattissime essere facilmente azionabili con il piede. più Facile capire il tutto come funziona con queste foto che dalla mia descrizione. I twin series saranno rilasciati a breve mentre i Micro saranno disponibili in Marzo-Aprile dopo il winter NAMM. Anche l’anno scorso mi soffermai un po’ a parlare con i ragazzi di Mooer e una cosa che mi colpi molto è che dietro questa azienda ci sono veri appassionati competenti e capaci.
Marco mi porta al Booth di Diadem Guitars, produttore cinese a me sconosciuto. Lui ha comprato una tele e una les paul in Kit, e mi vuol far vedere la qualità della merce esposta. Beh rimango di sasso. Mentre osservo manici e corpi grezzi vedo che oltre alle chitarre con Marchio Diadem espongono anche chitarre Burns e altre con marchio Entwistle, e mentre con Marco commentiamo questa qualità costruttiva assurda (non è un esagerazione!!!) Si avvicina un signore inglese sulla sessantina, Mr Alan Entwistle che ci saluta e inizia a raccontarci della collaborazione con questa azienda cinese, Lui lavora per Burns, è una vita che fa chitarre e purtroppo le sa fare solo bene, segue la produzione per Burns e produce anche chitarre con il suo marchio che vengono vendute in Europa
http://diademguitars.com.cn
http://www.entwistlepickups.com
Alan, passa più del 90% del suo tempo in Cina e dai suoi occhi traspare solo una grande passione per il suo lavoro e dalla qualità di questi strumenti sembra proprio che sia riuscito a trasmetterla anche ai colleghi cinesi di Diadem Guitars.
Girovagando nel padiglione E5, già un po’ stordito dal rumore, faccio il primo incontro Italiano, Mirko mi fa notare delle bellissime custodie rigide, beh bellissime è riduttivo, sono da andar fuori di testa da quanto sono belle. mentre guardiamo noto due occidentali e l’occhio cade su una bandiera italiana che immediatamente fa capire la provenienza dell’azienda e dei due stranieri. Incontro Guido Guazzo, Architetto di Pordenone che ha avviato questa attività per passione unendo la conoscenza della lavorazione della fibra di carbonio al design con dei materiali assolutamente mozzafiato. Mi riprometto di parlarne ancora sulle pagine del mio blog.
Il tempo è veramente limitato ma voglio fare un salto al booth Joyo. Questa, insieme a Mooer, è un’altra azienda cinese che ha saputo farsi conoscere sul mercato internazionale direttamente con il suo brand. I suoi pedali sono stati da subito apprezzati e anche io ho ne ho acquistati alcuni. Le novità più interessanti sono i pedali della serie Iron Man e il brand Dr.J. Iron Man sono l’esercizio di miniaturizzazione di Joyo, almeno non si tratta di una copia pedestre ma un design originale con un sistema per coprire le manopoline ed evitare di toccarle inavvertitamente con il piede cambiando i settaggi, cosa molto probabile dovuta alle dimensioni contenute. I pedali Dr.J invece sono il tentativo di costruire un brand accattivante, diciamoci la verità, Joyo non ha tutto questo sex appeal.
Marco, che come ho detto è affetto anche lui da GAS cronica, è stato colto da attacchi ripetuti proprio mentre era in fiera ed è andato a casa con un amplificatore ALBION e un’altra camionata di cose. Anche qui siamo di fronte ad un’azienda interessante, al booth è presente Steve Grindrod che è il direttore e chief designer, progettista per anni in Marshall, ha deciso dal 2009 di produrre amplificatori per conto suo nel sud della Cina, qualità a prezzi onesti, “value for Money”. A breve spero che Marco produca una recensione da pubblicare su questo blog, credo ne valga veramente la pena.
Verso l’ora di pranzo gli espositori iniziano a smontare, si capisce che oramai il tempo stringe, mi dirigo quindi verso gli ultimi padiglioni da esplorare insieme a Mirko, lasciando Marco oramai carico come un mulo tra testata e cassa ad una caffetteria.
Proprio in quest’ultimo giro scopro la cosa, per me, più interessante di tutta la fiera, vedo degli amplificatori con su scritto “Baroni Amp”, c’è una donna cinese che mi dice che Ugo è andato a pranzo ma che torna subito, capisco che si tratta di un’azienda italiana, una rapida occhiata ai prodotti mi permette subito di capire che c’è tanta passione per i Pink Floyd e per David Gilmour, quasi tutti i pedali esposti richiamano nei nomi e nelle grafiche il divino chitarrista e la sua Band. Dopo poco arriva Ugo Baroni con i suoi collaboratori, scambiamo due parole di saluto e presentazione e inizia a raccontarmi i suoi prodotti, mi porta alla sua postazione dove la sua stratocaster con set DG20 EMG (abbiamo detto Gilmour) è collegata al suo Preamp a pedale Hi Tube il quale viene processato da un Nova System e poi entra in un suo Finale valvolare Stereo che esce su due casse. Hi Tube è la sezione Pre di un Hiwatt DR103 in formato pedale, invece di fare pedali che emulano amplificatori storici, Ugo, ha deciso di prendere questi circuiti e alimentarli a 12 Volt con poi all’interno un circuito per far funzionare le valvole al giusto voltaggio. Difficile descriverne il suono a parole, posso solo dire che un amante dei pink floyd e di David Gilmour può arrivare quasi a commuoversi ascoltandolo. Mentre parliamo, proprio perchè non c’è niente di meglio che contestualizzare un suono per farlo apprezzare, Ugo e i suoi collaboratori partono in una bellissima versione di Run Like Hell.
Baroni Lab mi ha colpito per il fatto di essere la prima azienda italiana nel settore che produce prodotti di qualità a livello boutique in Cina, sia per il mercato internazionale che per quello cinese. Ugo Baroni non è solo un imprenditore, ma un musicista la cui passione traspare in ogni sua parola mentre racconta i suoi prodotti e sopratutto mentre li usa per suonare la musica che ama. Sicuramente ne parlerò ancora su guitarblog.it merita un articolo a parte e più spazio.
L’ora di chiusura arriva inesorabile, purtroppo. Ci avviamo quindi verso l’uscita con le orecchie devastate, mal di testa a manetta e piedi distrutti, Ho resistito stoicamente a tutti gli attacchi di GAS e ho comprato solo un E-BOW, assolutamente inutile, abbastanza costoso e sicuramente introvabile nei normali negozi di Shanghai. Marco ha avuto bisogno di un furgone per portare a casa il bottino e gli ho già chiesto una recensione completa dell’Albion, mentre Mirko dovrà assolutamente fare la recensione del Moog Mini FoogerDrive che si comprato
Come ho anticipato nell’apertura dell’articolo, mi è sempre più evidente che dietro aziende che riescono a proporre prodotti di qualità, innovativi, di successo ci sono persone con una grande passione ed esperienza, produrre in Cina consente a queste di avere prezzi costi contenuti e prezzi giusti ma sopratutto e sempre di più produrre nel paese che rappresenta anche il primo mercato potenziale per i loro prodotti.
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