Chitarre Musica

Joe Bonamassa – L’Erede del Blues

Se c’e’ qualcuno che teme che la tradizione e  l’eredita’ del  Blues possa andare persa, in un mondo dove l’industria discografica sforna falsi talenti costruiti a tavolino seguendo logiche di marketing, puo’ stare tranquillo Joe Bonamassa ne e’ un erede autentico fino nel midollo. Bambino prodigio, apre i concerti di B.B. King a soli 12 anni e prima della maggior eta’ si trova gia’ a suonare sullo stesso palco dei piu’ grandi bluesmen. Esordisce con il primo album nel 2000 e da li parte un crescendo che gli da notorieta’ e visibilita’ sempre maggiore. Dal 2009 la sua attivita’ diventa esplosiva sia in studio che dal vivo, inanellando fino ad oggi un album solita all’anno, due album con i Black Country Communion e un side project con la cantante Beth Hart.

Il mio primo incontro con Bonamassa (da ascoltatore) e’ stato alla fine del 2009 con l’album “The Ballad of John Henry” , mi colpi subito il modo con cui sapientemente sapeva miscelare le varie influenze dando comunque una forte connotazione personale, un playing sia viscerale ma anche ragionato e misurato dove serve. Per non parlare poi del gran suono, sapientemente costruito nei dettagli dell’attrezzatura, caldo, corposo, dirompente ma delicato all’occorenza, viaggiando in territori di “gain” prossimi al Rock.

Dopo qualche mese di ascolto Joe pubblica Black Rock nel Marzo del 2009, album stupendo, dove le contaminazioni aumentano con  un sound di base sempre Blues e Rock. Anche questo diventa uno dei miei album preferiti.

Passano ancora una manciata di mesi e viene lanciato il progetto Black Country Communion, un vero e proprio super gruppo che viene immediatamente accostato ai Led Zeppelin… una band formata da grandi musicisti solisti, Joe alla chitarra, Glenn Hughes basso e voce, Derek Sherinian alle tastiere e Jason Bonham alla batteria (e se questa non e’ una referenza Zeppeliniana?!?)

Premetto (dicendo un’eresia per molti) che a me i Led Zeppelin non mi hanno mai detto piu’ di tanto, ma li rispetto per le influenze che hanno avuto sull’Hard Rock e milioni di band per cui sono stati fonte d’ispirazione, La musica dei BCC invece mi ha preso fin da subito. L’idea che sta dietro alla band e’ semplice:”suonare della gran musica del passato che al giorno d’oggi piu’ nessuno fa” quindi anche qui si inserisce il concetto di innovare partendo da una solida tradizione.

Il lavoro di Joe Bonamassa nei BCC lo porta finalmente a scollinare e dal Blues si avventura in territori Classic Rock e Hard Rock, in quest’ambito esplode in riff potenti e trascinanti e assoli che sono degli instant classic.

Sempre senza prendere fiato a Marzo del 2011 esce Dust Bowl, dove il suo Rock Blues questa volta incontra influenze Country Rock, un’altro capolavoro il cui ascolto mi porta alla seconda uscita dei BCC.

Se il primo album della band poteva comunque sotto certi aspetti avvalorare la connotazione di gruppo messo su apposta per il progetto, il secondo album del 2011 qualifica in tutto e per tutto i BCC come una vera e propria Band, i brani sono il risultato di un lavoro di squadra dove ogni elemento da il suo contributo.

Qualche settimana fa ho trovato finalmente il DVD del concerto del maggio del 2009 alla Royal Albert Hall, la cui scaletta include brani dell’album “Sloe Gin” e “The Ballad of John Henry”. Considerare questo concerto un punto di arrivo potrebbe essere prematuro nella relativa breve carriera di Joe, diciamo che piu’ propriamente questa e’ una pietra miliare che segna un momento veramente importante  nella sua crescita artistica.

Approfondendo la sua discografia e il background mi sono reso conto che un ruolo molto importante lo abbia avuto il suo produttore, Kevin Shirley, a partire dall’album “You and Me” del 2006. Produttore di bands come Iron Maiden, Dream Theater, Mr. Big, Europe, etc.  non solo ha dato una svolta “Rock” al sound di Joe ma e’ anche un elemento fondamentale, nonche’ anche produttore, dietro ai Black Country Communion.

Se posso permettermi si suggerire una guida all’ascolto direi di partire dagli ultimi tre album in studio citati qui sopra, e il live alla Royal Albert Hall, gia’ questo permette di assaporare in pieno il meglio della produzione del giovane bluesman, e quindi passare si primi due album prodotti da Shirley.

Pur essendo Joe americano e riconoscendo molte influenze provenienti dal blues nero, Joe affonda le proprie radici musicali nel blues britannico, citando come influenze fondamentali Clapton, Rory Gallagher, Peter Green e Gary Moore. Proprio il legame profondo con Gary Moore e’ stato l’elemento che me lo ha fatto amare fin dall’inizio.

A lato della discografia ufficiale non posso non consigliare l’ascolto di 3 bootlegs, le registrazioni delle Live Sessions per il programma di Paul Jones sul canale 2 della BBC. La prima session risale al 2008 ed e’ il primo vero lancio di Joe Bonamassa per il pubblico britannico, Joe rende omaggio a Paul Jones invitandolo sul palco della Royal Albert Hall a suonare con lui e lo ringrazia pubblicamente per questa opportunita’. La seconda Session e’ del 2010 e Joe presenta dal vivo in anteprima alcuni brani che sarebbero stati pubblicati a breve nel disco Black Rock, mentre l’ultima Session e’ del 2011 e presenta brani dell’ultimo album Dust Bowl. Questi bootlegs altre che per l’alta qualita’ della registrazione e per l’impeccabile esecuzione sono anche interessanti per le brevi interviste che inframezzano i brani, non sono in vendita ma facilmente reperibili in rete con una semplice ricerca su google.

Joe Bonamassa e’ un’artista molto attento alla comunicazione, il suo sito e’ sempre aggiornato e fonte interessante di informazioni, ed e’ sede di un frequentato forum dove i fans possono trovare un punto di scambio di informazioni utili. Nel Forum la sezione relativa alla strumentazione e’ molto interessante e Joe stesso interviene spesso per spiegare o raccontare alcune sue scelte relative, c’e’ anche una sezione dedicata alle recensioni dei suoi concerti dove i fans possono esprimere il loro parere sulla performance, tra l’altro Joe e’ un’artista “tape friendly” e incentiva la registrazione e lo scambio di bootlegs tra i fans, anzi e’ felice quando gliene viene mandata una copia.

Insomma, per concludere, Joe Bonamassa e’ uno degli artisti di nuova generazione che piu’ mi hanno colpito negli ultimi anni  in ambito Rock Blues, consiglio a chi ama il genere ma non lo conoscesse di avvicinarsi a questo musicista e poco alla volta di approfondirne l’ascolto,  in soli dieci anni ha prodotto cose che ad altri a volte serve una vita intera e considerata la sua elevata produttivita’ e giovane eta’ se ne vedranno delle belle negli anni a venire.

 

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