A tre anni di distanza da Get Lucky, ai primi di settembre e’ uscito il settimo album solista di Mark Knopfler, Privateering. Per chi lo ama da sempre, come me, questo evento e’ sufficiente per cambiare radicalmente il giudizio che mi stavo facendo su questo pessimo 2012, a volte basta una canzone per farti tornare a sorridere, in questo caso abbiamo ben un album doppio, e nell’edizione deluxe ben 25 brani, che da qualche giorno sta spazzando via le nuvole scure che si affollavano nel mio cielo, fortunatamente il 2012 avra’ qualcosa di buono per farsi ricordare!!! Privateer, ovvero un corsaro, cosi’ si sente Mark a 63 anni alla guida di un equipaggio di marinai con cui gira per il mondo suonando la musica che ama. Anche in quest’ultimo album Mark si circonda dei musicisti che lo accompagnano da anni, con i quali oramai ha un affiatamento straordinario e nella pace del suo studio di registrazione si dedica alla musica che vuole scrivere e suonare senza nessun tipo di compromesso commerciale, oramai se lo puo’ permettere e quindi perche’ non farlo.
Privateering e’ un album doppio a chiara indicazione che la vena compositiva e’ ancora fervida in Mark, in un’intervista dice chiaramente di aver voluto pubblicare tutto il materiale che aveva e non accantonare canzoni sugli scaffali per usi futuri, visto anche a quanto dice che scrivere canzoni e’ per lui ancora la cosa piu’ importante e la sua produzione e’ ancora florida e prospera (facendoci ben sperare in ancora tanti anni di musica favolosa).
Quello che e’ evidente e’ che il suo song writing in questi anni e’ sempre migliorato, con la capacita’ quasi cinematografica di costruire delle scene, delle sequenze e delle storie che potrebbero trovare facilmente rappresentazione sul grande schermo. Non si puo’ fare a meno di non notare quanto sia cresciuto anche vocalmente, la sua voce e’ calda e malinconica come un bicchiere di cognac davanti ad un caminetto in inverno, ma a volte anche potente e graffiante.
Privateering e’ un album da ascoltare con calma, da gustare fino in fondo e da riascoltare ancora e ancora perche’ queste storie ti entrano dentro e gli arrangiamenti hanno mille sfaccettature che si svelano ad ogni ascolto.
Folk, Country, Blues e Rock si mescolano in sonorita’ sospese tra le due sponde dell’atlantico, che sembra quasi di dipanare la fitta matassa che intreccia le radici britanniche con la musica nata negli Stati Uniti, ma forse proprio il blues, nella sua struttura, emerge prorompente nei 25 brani dell’album che ne caratterizza piu’ della meta’.
C’e’ tanta Chitarra ma mai fine a se stessa, sempre al servizio della canzone, elettriche, acustiche, l’amato dobro… e i suoi intramontabili licks in controcanto, poche note a sottolineare ed enfatizzare l’armonia e melodie semplici ma che vanno a far vibrare il profondo di chi ascolta.
L’album non e’ solo un capolavoro di scrittura ed esecuzione ma anche magistralmente prodotto dallo stesso Mark assistito ancora una volta dal grande amico Guy Fletcher. Tra l’altro consiglio a tutti gli amanti di Knopfler la lettura dei bellissimi diari di Guy che nel suo sito tiene traccia di tutte le registrazioni e i tour da Sailing to Philadelphia in poi a questo link:
http://guyfletcher.co.uk/index.php/page/The_Diaries
Non solo sono piacevolissimi da leggere ma contengono anche foto interessantissime in cui si possono ammirare i meravigliosi strumenti usati in studio , e i diari dei tour sono uno spaccato interessantissimo sulla vita di una band on the road.
Ma adesso bando alle ciancie, visto che come diceva Frank Zappa parlare di musica e’ come ballare di architettura se non siete tra quelli che un album di Knopfler e’ comunque un acquisto azzeccato anche a scatola chiusa potete andare sul suo sito e a questo link trovare una clip di ciascun brano da ascoltare per farsi un’idea. Come detto e’ un album da ascoltare e gustare ma se non volete dargli fiducia un ascolto dei clip potrebbe togliervi gli ultimi dubbi
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