Come oramai tradizione ecco il mio consueto report sul Music China di Shanghai, fiera che pur essendo oramai di pari dignita’ a NAMM e MusikMesse (che ne sono coorganizzatori) riceve purtroppo ancora inadeguata copertura mediatica da parte della stampa internazionale del settore. Quest’anno non voglio come al solito sottolineare quanto la Cina sia sempre piu’ un’opportunita’ di mercato rispetto a quando tempo fa era solo una’opportunita’ di sourcing a basso costo, oramai l’ho detto diverse volte e non voglio piu’ ripetere il mio appello ai pochi produttori italiani rimasti, qui c’e’ spazio per i vostri prodotti sopratutto artigianali e sopratutto di fascia alta!!! ed ecco che mi sono comunque ripetuto!! detto questo pero’ quest’anno voglio fare in questo post una rapida carrellata delle cose che mi hanno colpito per poi invece raccontare in dettaglio di due realta’ italiane che sono state presenti in Fiera e che trovo veramente esemplari, NDS e Baroni Lab.
Oramai e’ chiaro e non si puo’ piu’ ignorare, lo strumento del futuro e’ l’ukulele! Declinato in tutte le forme, colori e in tutte le versioni, acustico, elettrificato, solidbody, ce n’e’ per tutti!!! non ci si puo’ sottrarre all’Ukulele Invasion, anzi togliete due corde alle vostre chitarre e mettete un capotasto al 5 tasto per cominciare ad adattarvi!!! oppure aggiungete due corde all’Ukulele per avere la Guitalele, una chitarra a 6 corde ma accordata come se ci fosse un capotasto al quinto tasto su una chitarra normale, non e’ quindi una chitarra a scala corta ma un nuovo strumento ibrido che suonando un accordo in forma di C in prima posizione produce un F.
Altrettanta massiccia la presenza di Cajon, sedili percuotibili di sudamericane origini ma come la chitarrina Hawaiana e’ gia’ abbondantemente stato tragettato in altri generi e in altre tradizioni musicali, sembra proprio che un ukulele e un cajon non possano mai mancare in una band dei giorni nostri!!!
Aggirandosi tra i vari espositori non si puo’ non notare che c’e’ una sostanziale differenza tra NAMM/Musikmesse e Music China, qui i marchi internazionali sono presenti tramite i loro distributori, pochissimi quelli che hanno una presenza diretta in Cina di fatto solo Roland e Yamaha. Oramai si sono consolidati 4-5 grandi distributori che rappresentano il 95% delle principali marche straniere, poi c’e’ FAST che e’ il distributore di Fender (sembra che la partnership con AXL sia finita) e alcuni distributori piccoli che si sono legati strettamente a 1-2 marchi e li rappresentano in esclusiva (come per esempio il distributore di Electro Harmonix)
Quest’anno ci tengo a segnalare un cambio di rappresentanza per DV Mark e Mark Bass ora importati da Parkson che ha una catena di negozi in Cina oltre che ad Hong Kong, sicuramente un miglioramento rispetto al precedente distributore che da Hong Kong vendeva in Cina solo online. Al momento pero’ non c’e’ ancora traccia dei prodotti di Marco De Virgiliis nei negozi del Celeste Impero.
Sul fronte cinese Joyo e Mooer stanno diventando sempre piu’ aziende conosciute ed apprezzate in tutto il mondo, oltre ai soliti pedalini Joyo sta puntando su una nuova linea di amplificatori valvolari e casse dotate di vari abbinamenti di coni. Biyang e’ tra le case cinesi quella ad aver presentato qualcosa di non convenzionale, un sistema modulare componibile molto interessante ma dubito che riscuota un gran successo essendo comunque un sistema chiuso e proprietario
Quest’anno c’era un prodotto che stavo aspettando con ansia di poter sentire e provare di persona, l’Amp 1 di Thomas Blug, il grande chitarrista ingegnere tedesco che sta girando il mondo per promuovere il suo prodotto che sulla carta si presenta come la soluzione a tutti i mal di schiena senza entrare nel dominio digitale. Insomma chi legge il mio blog sa che sono irresistibilmente attirato da tutto quello che promette di suonare come una Plexi ma in un decimo del suo peso e volume, qui siamo di fronte a 100 Watt di potenza in 2 kg di peso. Blug ha anche sviluppato 2 casse da abbinare all’Amp 1, una compatta e una extra compatta le cui dimensioni frontali eccedono solo di pochi millimetri quelle del cono da 12 pollici. Allora, sentire Blug che suona con il suo Amp 1 e’ totalmente fuorviante, quest’uomo ha un tocco che farebbe suonare bene qualsiasi cosa e tra l’altro avendolo ideato, progettato e costruito e’ in grado di tirar fuori qualsiasi suono da questa testata formato pedale. Sul palco delle dimostrazioni l’Amp 1 era collegato alla sua cassa compatta ma non troppo, ce n’era anche uno nel booth collegato alla cassa super compatta e ho avuto modo di provarlo direttamente. Tutta un’altra storia rispetto al suono prodotto dalle mani di Blug, un suono secco, acido, graffiante… delusione totale, ero pronto a staccare l’assegno ma mi sa che i miei risparmi andranno in altro, chiaramente rimane anche il beneficio del dubbio per il fatto che non si puo’ condannare un ampli avendolo provato in fiera con tutto il rumore circostante annesso.
Amp 1 e’ distribuito dallo stesso distributore delle chitarre Vintage (Wilkinson) e degli amplificatori ex Albion ora Pendragon di Steve Grindrod, ho colto l’occasione di informare Blug, Grindrod e i commerciali di Vintage che i loro prodotti sono veramente difficili da reperire nei negozi.
Questa edizione del Music China ha visto la presenza di una grande donna delle sei corde, Jennifer Batten, a dimostrare le chitarre Washburn al booth di Parson, tra l’altro usando l’Amp 1 di Blug ho avuto modo di constatare che anche lei aveva un suono parecchio acido… Ma la Batten non era l’unica star presente, Stu Hamm, Neil Zaza, Alain Caron animavano gli show dimostrativi in giro per la fiera.
La maggior parte dei produttori Cinesi di chitarre sono sempre concentrati nella produzione di strumenti economici, parliamo di 20-30 dollari a chitarra, la minestra e’ sempre la stessa, copie di modelli noti proposti in una miriade di colori. Pochi produttori si discostano dalla copia facile ma finiscono per produrre delle mitiche tamarrate galattiche che neanche se Teomondo Scrofalo avesse deciso di diventare liutaio sarebbe riuscito a produrre.
In mezzo a tanta rattamaglia sono rimasto colpito da alcuni produttori che hanno fatto o stanno facendo un salto di qualita’ notevole:
Simple: piccolissima fabbrica di GuiZhou, mi ha colpito perche’ vernicia alla Nitro e vuole riprodurre le specifiche vintage degli strumenti, ma a livello di qualita’ siamo ancora lontani dal proponibile pero’ se migliorano i punti deboli potrebbero riuscire a fare strumenti interessanti
Keiproe: a parte il solito Brand assurdo, impronunciabile e con zero appeal, qui siamo di fronte ad un produttore con le Palle (si puo’ scrivere?). Entrato nel booth e guardando le chitarre appese ero pronto a scommettere fossero coreane, quando mi hanno detto che erano cinesi sono rimasto di stucco. Producono per Peavey e si vede, il design e’ molto ispirato a quello di questo marchio, certo e’ che pur avendo i loro elementi di originalita’ il fattore brand e’ chiaramente il punto piu’ debole.
Diadem/Entwistle: Come l’anno scorso menzione d’onore a queste chitarre, o meglio alla persona che ci sta dietro, Alan Entwistle, che per chi non lo conosce rimando alla sua biografia http://www.entwistlepickups.com/about.php?fllstry=y . Chiacchierare con Alan e’ stato un momento veramente formativo, una persona con un’esperienza infinita. Diadem cambiera’ brand, grazie a dio, con uno un po’ piu’ cool, sono chitarre fantastiche e meritano, quelle vendute come Entwistle sono perfette.
Per concludere, come ogni anno la visita al Music China e’ un po’ un viaggio nel paese dei balocchi, e in questi anni ho avuto l’opportunita’ di conoscere molti professionisti che con il loro lavoro e passione creano e commercializzano gli strumenti che suoniamo, parlare con loro e scambiare opionioni lo trovo un’opportunita’ veramente unica. Quest’anno ho avuto la fortuna di incontrare in fiera Massimo Varini, che seguo da anni e da anni studio su i suoi manuali, abbiamo scambiato due parole sulla sua attivita’ e in particolare sulla parte relativa alla Cina, e spero ci sara’ occasione di incontrarsi nuovamente nel Celeste Impero.
Insomma sembra proprio che per quanto riguarda gli strumenti musicali e la Musica la Cina sia diventata imprescindibile anche come mercato, come del resto in tutti gli altri settori, ma sono ancora pochi quelli che al momento hanno deciso di esserci.
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